Periodo romano
Le prime notizie sul paese risalgono all'epoca romana quando esisteva già un porto frentano vicino al torrente Feltrino; in epoca imperiale il porto era utilizzato dai Romani per i collegamenti sull'Adriatico ma aveva anche importanza per le navi mercantili. Da quel periodo rimane parte del vecchio porto, vicino all'attuale lungomare di Gualdo di San Vito Marina. Il villaggio, tuttavia, non ha perso la sua popolazione, come testimoniato da una chiesa in onore di San Vito Martire dell'era paleocristiana.
Medioevo
Dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente San Vito seguì il destino dell'area di appartenenza: fu occupata prima dai Goti (V - VI secolo), poi dai Bizantini (VI secolo) e dai Longobardi (a partire dal secondo metà del VI secolo), che fondò il ducato di Spoleto, a cui apparteneva la città fino alla conquista normanna avvenuta nell'undicesimo secolo. In quest'ultimo periodo la costa subì un declino, il porto fu abbandonato e coperto di pietre e detriti fluviali. Nell'alto medioevo fu costruito un castello chiamato "Castellalto", di cui non si hanno notizie prima dell'anno 1000. Nei secoli seguenti San Vito e l'intero Abruzzo divennero parti integranti prima del Regno di Sicilia, poi del Regno di Napoli. Nel periodo angioino, un documento scritto nel 1385 certifica che la proprietà del porto di Gualdum (come veniva ancora chiamata all'epoca) apparteneva all'Abbazia di San Giovanni in Venere.
Nel XIV secolo, gli abitanti del feudo di Sanctum Vitum si schierarono con il Papa Urbano VI e il castello fu saccheggiato dal gregario dell'antipapa Clemente VII comandato da Ugone degli Orsini. L'abate di San Giovanni in Venere (Fossacesia) chiese quindi aiuto ad Anxanum (l'odierna Lanciano) che, dopo aver inviato un esercito che disperdeva gli assalitori, riuscì a trasformare la situazione a suo vantaggio dando in enfiteusi perpetui il feudo dell'abbazia di San Giovanni in Venere, attraverso il pagamento di una tassa di sessanta carlini d'argento. La città di Lanciano, in seguito, vedendo la prosperità economica raggiunta dal porto di San Vito, decise di conquistarla. Gli abitanti della città marittima commerciale di Ortona cominciarono allora a preoccuparsi e, temendo di perdere la loro supremazia marittima nella zona, spinsero Ladislao, allora sovrano del Regno di Napoli, a revocare l'autorizzazione concessa a Lanciano per ristrutturare il porto. In questo modo, tuttavia, scoppiò un lungo periodo di lotta tra Lanciano e Ortona. Nel 1427 San Giovanni da Capestrano riferì una pace temporanea tra le due città, stabilendo il branco del villaggio. Con la morte di Ladislao e con le conseguenti lotte per la sua successione, Lanciano colse l'occasione per ristrutturare il porto, entrando così nella guerra aperta con Ortona, che ingaggiò un pirata incaricato di demolire gli impianti portuali di San Vito. Ha colto l'occasione per saccheggiare il villaggio e stabilire un clima di terrore nel distretto. Lanciano, tuttavia, riuscì a preservare il feudo di San Vito. Durante il periodo aragonese (1442-1501), il porto di San Vito fu utilizzato per le fiere Lanciano e il commercio marittimo. Il documento che attesta il periodo di pace tra Lanciano e Ortona si trova ora nella Biblioteca Comunale di Lanciano.
Età moderna e contemporanea
Con il declino delle fiere di Lanciano, anche il porto di San Vito declinò di nuovo, e Lanciano decise di vendere il porto con il relativo feudo di San Vito Chietino ad un certo Sancho Lopez nel 1528. Negli anni seguenti la signoria feudale passò in signoria : tra cui la famiglia Caracciolo, appartenente a Ferdinando Caracciolo, duca di Castel di Sangro, ultimo feudatario di San Vito. Durante il regno delle Due Sicilie San Vito, stabilito in comune, divenne sede dell'omonimo distretto pur continuando ad appartenere al Distretto di Lanciano. Durante il Risorgimento, si distinse nella lotta anti-borbonica. Nel 1863 la città assunse legalmente il nome con cui è conosciuta oggi con l'aggiunta al toponimo di San Vito, dell'attributo Chietino, in riferimento alla sua provincia di appartenenza. Nel 1889 Gabriele D'Annunzio soggiornò per alcuni mesi in una casa colonica nota oggi come Eremo D'Annunzio.
Durante la seconda guerra mondiale, la città subì gravi danni a causa dei bombardamenti aerei e di terra di cui fu vittima, tanto da essere inclusa tra le 35 città d'Abruzzo "danneggiate dalla guerra" (di cui 21 in provincia di Chieti ) e quindi richiesto per avere un piano di ricostruzione. La vicinanza alla Linea Gustav e il coinvolgimento della città, seppur marginalmente, nella battaglia di Ortona (dicembre 1943), che nella sua fase culminante fu combattuta a meno di 10 chilometri di distanza in linea d'aria da San Vito, possono , in larga misura, spiegare la distruzione materiale e le perdite umane che sono state prodotte. Alcuni edifici storici, tra cui il castello medievale, hanno riportato notevoli danni, mentre una torre medievale, situata a Marina di San Vito, è stata completamente rasa al suolo.
A partire dagli anni sessanta e settanta il paese di San Vito Marina si è notevolmente sviluppato sia in virtù del turismo, sia grazie alle comunicazioni autostradali che in quegli anni avevano la priorità sul trasporto stradale e ferroviario. Nel 1969 iniziò a funzionare la tratta autostradale Pescara - Vasto, con uscita, che a Lanciano, situata a soli 4 km da San Vito Chietino. Nel 1973 fu aperta l'intera tratta Bologna-Bari e nel 1975 l'autostrada fu completata fino a Taranto. Per quanto riguarda le comunicazioni ferroviarie, la nuova ferrovia Sangritana (2005) è stata aperta al pubblico, in un'epoca più recente, con collegamento a Pescara-Ortona-Lanciano-Vasto.